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Il calcolo della pensione nel sistema misto

13 Ottobre 2022
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Tempo di lettura 4 minuti

Il sistema pensionistico italiano non è semplice in quanto in esso convivono tre differenti metodi o sistemi ovvero:

Alla base dell’appartenenza ad un sistema piuttosto che un altro vige la data di inizio dell’attività lavorativa in quanto è sulla base di questa che un lavoratore ricade in un sistema piuttosto che in un altro.

Il sistema misto è quel metodo di calcolo della pensione che unisce al suo interno sia il sistema contributivo che il sistema retributivo.

Per comprendere il funzionamento e le logiche alla base del sistema misto è necessario far chiarezza su come funzioni il sistema contributivo e quello retributivo, ma pi’ in generale come funziona il sistema di calcolo delle pensioni in Italia.

All’interno di questo articolo andremo ad approfondire:

  • Che cos’è il sistema contributivo
  • Che cos’è il sistema retributivo
  • Che cos’è il sistema misto

Il calcolo della pensione

Esistono diverse regole per il calcolo della pensione, le quali sono strettamente connesse alla metodologia di calcolo che viene adoperata ovvero quella del sistema contributivo, retributivo o misto.

Affinché una persona abbia la possibilità di andare in pensione è necessario che sia titolare di diversi requisiti anagrafici e contributivi previsti dalla legge.

Ad oggi è possibile affermare che il quadro normativo legato alle pensioni presenti regole difficili da comprendere, stratificate nel tempo e spesso contraddittorie tra loro.

I fattori che contribuiscono a determinare il calcolo della pensione nel sistema italiano sono molteplici, ne citiamo i più fondamentali solo a titolo d’esempio:

  • Il numero di contributi in possesso dal lavoratore
  • Quanti di questi contributi si posizionano nel periodo temporale antecedente il 1° gennaio 1996
  • Quanti di questi contributi si posizionano nel periodo temporale successivo al 1° gennaio 1996
  • Retribuzione percepita negli ultimi 10 anni
  • Età in possesso a momento dell’uscita dal mondo del lavoro

Il metodo di calcolo della pensione è stato oggetto, nel 1995, di importanti modifiche legislative per mezzo della riforma Dini (legge 8 agosto 1995 n. 335) che ha sancito l’esistenza di tre metodi che si differenziano in base all’anzianità contributiva maturata fino al 31 dicembre 1995.

Nello specifico la Riforma Dini ha identificato tre casistiche:

  • lavoratori con almeno 18 anni di contributi maturati fino al 31 dicembre 1995 per cui avviene l’applicazione del sistema di calcolo retributivo, più conveniente perché basato sulla media degli stipendi degli ultimi anni di carriera;
  • lavoratori con meno di 18 anni di contributi maturati al 31 dicembre 1995 e a cui è applicato il sistema di calcolo misto, retributivo fino al 1995 e contributivo per i periodi di attività successivi.
  • lavoratori assunti dopo il 1° gennaio 1996 con applicazione del sistema di calcolo contributivo.

Si ricordi che la riforma Monti Fornero, ha previsto l’estensione del calcolo contributivo a tutti i lavoratori a partire dal 1° gennaio 2012.

Il metodo misto

Il metodo misto deriva dall’unione del metodo contributivo e retributivo.

Chiamato anche metodo pro-rata è quello che si applica a:

  • coloro che, fino al 31 dicembre 1995, hanno meno di 18 anni di contributi
  • coloro che, alla stessa data, hanno un’anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni.

Nel caso di lavoratore che fino al 31 dicembre 1995, ha meno di 18 anni di contributi, questi percepirà una pensione calcolata con il sistema retributivo fino al 31 dicembre 1995 e con il sistema contributivo per il periodo successivo.

Nel caso di lavoratore con un’anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni, la pensione sarà calcolata con il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011 e con il sistema contributivo dal 1° gennaio 2012.

Il sistema misto è identificato come un metodo vantaggioso che può generare, secondo gli esperti, una rata di pensione mensile più elevata del 25 o 30 per cento di quella calcolata con il metodo esclusivamente contributivo.

Il metodo retributivo

Si identifica il metodo retributivo come il sistema di calcolo più conveniente della pensione, dal momento che prende in considerazione la media degli stipendi degli ultimi anni di lavoro e l’anzianità lavorativa (numero degli anni di lavoro). In tal caso si applica come aliquota:

  • il 2% annuo per retribuzioni e redditi inferiori ai limiti fissati dalla legge;
  • inferiore al 2% per le retribuzioni e i redditi più elevati.

Ai fini del calcolo dell’assegno pensionistico si identificano due quote:

  • la quota A viene calcolata sui contributi maturati fino al 31 dicembre 1992, prendendo come base la media degli ultimi 5 anni di retribuzione dei lavoratori dipendenti. Per i lavoratori autonomi si considera la media degli ultimi 10 anni di retribuzione e per i lavoratori pubblici la retribuzione dell’ultimo anno di attività;
  • la quota B è calcolata sull’anzianità contributiva maturata dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 2011: si considera la media degli ultimi 10 anni di stipendio dei lavoratori dipendenti pubblici o privati e degli ultimi 15 per gli autonomi.

Le retribuzioni utili ai fini pensionistici sono rivalutate, secondo indici di rivalutazione pubblicati annualmente, fino all’anno antecedente a quello del pensionamento. Le medie delle retribuzioni sono poi moltiplicate per aliquote di rendimento che variano sulla base:

  • della retribuzione;
  • della collocazione temporale dell’anzianità del fondo di appartenenza del lavoratore.

Il metodo contributivo

Il sistema contributivo si applica a coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 e a coloro che hanno maturato meno di 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995, per le attività lavorative svolte dal 1996 in poi. Si ricorda che chi ha iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996, e ha maturato al 31 dicembre 1995 un’anzianità inferiore a 18 anni ma ha accantonato in totale un minimo di contributi pari a 15 anni, 5 dei quali versati dopo il 1996, può scegliere di andare in pensione, senza attendere il compimento dei 67 anni di età, optando per il calcolo contributivo della pensione

Oggi il metodo contributivo si pone come il sistema più diffuso rispetto al metodo retributivo nonostante sua identificato come penalizzante soprattutto per le nuove generazioni e per quei lavoratori che hanno carriere discontinue e stipendi poco elevati.

La caratteristica del metodo contributivo è il fatto che prevede che tutti i contributi che sono maturati dal lavoratore e sono versati all’ente di previdenza nel corso dell’intera vita lavorativa, devono essere rivalutati sulla base del tasso calcolato periodicamente dall’ISTAT secondo il PIL. Questi formano il montante contributivo su cui viene calcolata la pensione. Per computare l’ammontare dell’assegno pensionistico bisogna moltiplicare la retribuzione pensionabile annua per l’aliquota di computo (pari al 33 per cento per i lavoratori dipendenti). Una volta calcolata la percentuale di retribuzione annua deve essere aggiornata con un tasso di rivalutazione annuo variabile in base alla crescita nominale del PIL degli ultimi cinque anni. I contributi versati formano l’ammontare della pensione moltiplicato per il coefficiente di trasformazione.

Il metodo contributivo è meno penalizzante se si lascia il lavoro tardi: la pensione cresce all’aumentare del montante contributivo e del coefficiente di trasformazione, che aumenta all’aumentare dell’età del lavoratore.

Per il 2022 ha il massimale contributivo, ossia il tetto contributivo pensionabile oltre il quale non sono dovuti contributi, è di 105.014,00 euro.

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