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Divario tra ricchi e poveri in Italia

22 Febbraio 2024
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Tempo di lettura 4 minuti

Il tema della ricchezza rappresenta da sempre un argomento molto sensibile dal momento che sottende dinamiche personali, sociali e culturali.

Nella maggior parte dei paesi si tende a delineare una situazione dove si contrappongono due compagini una particolarmente ricca e una che, invece, presenta una condizione di povertà.

Questa situazione non si ravvisa nei soli paesi in via di sviluppo, ma anche in quelli avanzati come in Italia.

Dati questi presupposti risulta chiaro come anche in Italia viga un divario economico significativo tra persone e famiglie differenti.

Le diseguaglianze economiche

Le disuguaglianze economiche e sociali rappresentano un grande problema irrisolto della società contemporanea. 

La distribuzione ineguale di risorse materiali di reddito e ricchezza comporta grandi disparità di opportunità e diritti nelle popolazioni del mondo ma anche in Italia. Pochi ricchi e potenti vivono tra lussi sfrenati mentre aumentano i poveri che faticano ad arrivare a fine mese o vivono in condizioni di povertà assoluta.

La disuguaglianza economica si connota come un fattore che ha delle chiare e negative conseguenze su molteplici aspetti come la salute, istruzione, occupazione e benessere mentale dei membri più deboli della società. Emerge chiaramente che in assenza di speranze sul futuro si possono sviluppare forti tensioni sociali strumentalizzate dalla politica.

Nello specifico la disuguaglianza economica si pone come un parametro che misura la solidità delle nazioni sulla base di reddito personale, salario retributivo e ricchezza delle persone. Il divario tra ricchi e poveri provoca molte conseguenze sul piano culturale, sociale e sanitario che spesso dipendono esclusivamente dal luogo in cui si nasce. La crisi economica indotta dalla pandemia ha peggiorato le situazioni di povertà, mentre gli accumuli di capitali da parte di pochi vengono favoriti ovunque.

Oggi lo 0,004% della popolazione mondiale detiene il 13% della ricchezza complessiva, 

4 miliardi di persone vivono con meno di 6,70 dollari al giorno, il 22% della popolazione mondiale vive con 1,25 dollari al giorno e il 40% con 2 dollari. Inoltre, l’1% degli abitanti della terra hanno più soldi di tutto i restanti. 

Questo significa che nel mondo ci sono circa 62 Paperoni, di cui 53 uomini, che hanno più risorse economiche di metà della popolazione mondiale più povera.

Le cause delle disuguaglianze economiche

La disuguaglianza economica ha sicuramente una origine demografica. 

Se si analizza la tendenza con cui la popolazione umana aumenta si può rilevare di come questa sia impressionante: nel 2100 o anche prima saremo in 10 miliardi. Negli ultimi 12 anni sulla terra sono nate 1 miliardo di persone in più. In passato le cose andavano ben diversamente. Nel 1800 c’erano 1 miliardo di persone, nel 1930 erano 2 miliardi, poi 3 miliardi nel 1960, 4 miliardi nel 1974 , 5 miliardi nel 1987 e nel 1999 6 miliardi.

A questo si aggiunge il fatto che le popolazioni si stanno spostando dalle aree rurali povere a quelle fortemente industrializzate, dal 2008 le più abitate. Se nel 1975 nel mondo c’erano 3 città con oltre 10 milioni di abitanti, oggi ci sono 21 mega metropoli. Presto il 70% della gente vivrà in aree urbane e ciò produce altri scompensi a livello economico e sociale. Il 5% della popolazione consuma il 23% dell’energia prodotta al mondo, il 13% non dispone di acqua potabile e il 39% non ha adeguati servizi sanitari.

La situazione italiana 

Andando ad approfondire la situazione italiana si rileva che il gap esistente tra ricchi e poveri si amplia.

Ad evidenziare questa condizione è il nuovo rapporto redatto da Oxfam, pubblicato ogni anno in occasione del World economic forum di Davos. Il quadro distribuzionale tra il 2021 e il 2022 mostra quasi un dimezzamento della quota di ricchezza detenuta dal 20% più povero (passata dallo 0,51% allo 0,27%), a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 10% più ricco degli italiani. Se a fine 2021 la ricchezza del top-10% era 6,3 volte superiore a quella detenuta dalla metà più povera della popolazione, il rapporto supera il valore 6,7 nel 2022. Ancor più al vertice della piramide distributiva, le consistenze patrimoniali nette dell’1% più ricco (titolare, a fine 2022, del 23,1% della ricchezza nazionale) erano oltre 84 volte superiori alla ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana. 

Sempre secondo i dati Oxfam si rileva che dall’inizio della pandemia fino al mese di novembre 2023 il numero dei miliardari italiani è aumentato di 27 unità (passando da 36 a 63) e il valore dei patrimoni miliardari (pari a 217,6 miliardi di dollari a fine novembre 2023) è cresciuto in termini reali di oltre 68 miliardi di dollari (+46%). 

Guardando alla dinamica dello scorso anno si nota che nel corso del 2023 è cresciuto sensibilmente anche il numero dei multimilionari italiani: l’insieme dei titolari di patrimoni finanziari superiori a 5 milioni di dollari ha visto 11.830 nuovi ingressi su base annua. Questo significa che il valore complessivo dei loro asset è lievitato nel corso dell’anno passato di 178 miliardi di dollari in termini reali.
Sulla base di questi presupposti risulta chiara una condizione di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi netti equivalenti in Italia è rimasta pressoché stabile nel 2021 (ultimo anno per cui le stime distribuzionali sono accertate) rispetto al 2020, grazie a un ruolo incisivo dei trasferimenti pubblici emergenziali e del reddito di cittadinanza. 

Inoltre, il profilo poco egalitario della distribuzione dei redditi colloca il nostro Paese in ventunesima posizione sui 27 Paesi membri dell’Ue.

Si ricorda che nel corso del 2022 il fenomeno della povertà assoluta mostrava in Italia una maggiore diffusione rispetto all’anno precedente. Poco più di 2 milioni e 180 mila famiglie per un totale di 5,6 milioni di individui versavano nel 2022 in condizioni di povertà assoluta. L’incidenza della povertà a livello familiare è passata in un anno dal 7,7% all’8,3%, mentre quella individuale è cresciuta dal 9,1% al 9,7%.

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