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Novità opzione donna 2023

6 Dicembre 2022
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Tempo di lettura 4 minuti

L’Opzione donna si connota come una importante misura pensionistica nata con l’obiettivo di offrire l’opportunità alle lavoratrici dipendenti di avere accesso alla pensione in modo anticipato nel caso in cui rispettino specifici requisiti dal punto di vista anagrafico e contributivo.

Il tema dell’Opzione donna 2023 e le sue caratteristiche sono state oggetto di numerosi discussioni al punto che oggi, il nuovo esecutivo, ha proposto il mantenimento di questa misura, ma sottoponendola ad importanti revisioni.

All’interno di questo articolo andremo ad approfondire:

  • Che cos’è l’opzione donna
  • Quali sono le novità per il 2023 in merito all’opzione donna

Proroga Opzione Donna 2023

Contestualmente alla volontà della proroga opzione donna al 2023 da parte dei partiti dell’opzione donnea, si chiarisce che il Governo l’ha inserita tra le misure della nuova legge, ma con criteri diversi rispetto al passato. Si chiarisce che sulla base delle regole di opzione donna 2022, i requisiti anagrafici e contributivi dovevano essere stati maturati entro il 31 dicembre 2021; allo stesso modo, secondo le nuove regole, per utilizzare Opzione Donna nel 2023, sarà necessario aver maturato i requisiti di età e di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2022.

Inoltre, sono confermate le finestre mobili di 12/18 mesi. Per cui la prima finestra di decorrenza utile per le autonome che hanno maturato i requisiti nel 2022 si aprirà il 1° agosto 2023, mentre per le dipendenti il 1° febbraio 2023. Le ultime incluse nella proroga (cioè che maturano i requisiti nel dicembre 2022) vedranno aprirsi la finestra rispettivamente il 1° luglio 2024 ed il 1° gennaio 2024.

La prima bozza del disegno di legge di bilancio prevedeva l’abbinamento del numero dei figli al requisito anagrafico nel seguente modo:

  • 58 anni di età, almeno due figli e 35 anni di contributi;
  • 59 anni di età, un figlio e 35 anni di contributi;
  • 60 anni di età, senza figli e 35 anni di contributi.

In tal senso, la finanziaria propone, infatti, di vincolare l’accesso ad una «condizione soggettiva» che la lavoratrice deve possedere al momento della domanda.

Considerando i dubbi dai partiti di opposizione e da alcuni costituzionalisti su presunti rischi di illegittimità per violazione del principio di uguaglianza e i rischi di mancata copertura finanziaria i requisiti per il 2023 sono stati cambiati. In particolare, è stato fissato 60 anni di età come limite anagrafico per tutte le lavoratrici, riconoscendo lo sconto di un anno, fino a un massimo di due, per ogni figlio per coloro che svolgono attività di caregiver nei confronti del coniuge o di un parente di secondo grado o un invalido oltre il 74%.

Nello specifico per beneficiare dell’Opzione donna nel 2023 bisognerà:

  • svolgere assistenza al momento della richiesta di prepensionamento e da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge 104/1992), ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni d’età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • avere una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
  • essere una lavoratrice licenziata o dipendente da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.

È stata, inoltre, estesa, da parte del Governo la riduzione dell’età anagrafica legata al numero dei figli per due categorie di soggetti:

  • alle lavoratrici licenziate;
  • o alle lavoratrici dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto ministeriale per crisi aziendale.

Inoltre, per chi aderirà all’Opzione donna, la pensione subirà una decurtazione di solito stimata intorno al 20%-30% e sarà pagata dopo 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti o dopo 18 (per le lavoratrici autonome), dopo la finestra mobile. Si evidenzia che per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti che faranno domanda di opzione donna emerge che queste dovranno cessare dal rapporto di lavoro ed aver raggiunto un’anzianità contributiva totale di 35 anni, cumulando la contribuzione versata a qualsiasi titolo al netto di periodi di malattia o disoccupazione.

Che cos’è Opzione Donna

Opzione donna è stata introdotta nel 2004 con la legge 234 ed è stata, più volte, oggetto di proroga fino alle leggi di bilancio 2021 e 2022. Si ricorda che l’Opzione Donna è un trattamento pensionistico è stata per la prima introdotta, in via sperimentale, per il periodo 2008-2015.

La caratteristica fondamentale di questa opzione di pensionamento è il fatto che sottende l’opportunità, per le donne, che sono delle lavoratrici dipendenti di anticipare la pensione. A tal fine devono ottemperare specifici requisiti in termini di età anagrafica e contributiva ovvero il compimento dei 58 anni e alle lavoratrici autonome dei 59, in entrambi i casi con 38 anni di anzianità contributiva.

L’opzione donna è, quindi, una forma di pensionamento anticipato che consente alle sole lavoratrici (sia del settore privato che pubblico) di uscire con uno sconto medio di 53 mesi (4,5 anni) rispetto ai requisiti ordinari a patto di accettare il ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo.

Secondo i criteri che erano in vigore, prima della legge di bilancio del governo Meloni, i soggetti beneficiari dell’Opzione Donna erano tutte le lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato oltre che le lavoratrici autonome che dovevano:

  • essere titolari di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995,
  • essere iscritte all’Assicurazione Generale Obbligatoria e ai suoi fondi sostitutivi o esclusivi gestiti dall’INPS.

Non potevano beneficiare dell’Opzione Donna:

  • le lavoratrici iscritte alla gestione separata INPS,
  • le lavoratrici che abbiano già maturato il diritto alla pensione,
  • le lavoratrici che abbiano beneficiato delle misure a favore degli esodati
  • le lavoratrici che abbiano già esercitato l’opzione al sistema contributivo con effetti sostanziali.

Questa misura ha trovato ampia approvazione dal momento che si connota come misura pensata per conciliare vita familiare e lavorativa.

I dati del monitoraggio INPS sui flussi di pensionamento, pubblicato lo scorso ottobre, ci mostrano che nel 2021 opzione donna è stata utilizzata da 20.641 donne ed è probabile che entro dicembre 2022 si superino i pensionamenti del 2021.

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