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Incarichi retribuiti per pensionati

12 Gennaio 2024
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Tempo di lettura 4 minuti

Ci sono molte persone che nonostante abbiano raggiunto l’età pensionabile decidono di continuare a lavorare.

Alla base di questa scelta possono esserci diverse motivazioni.

Di fatto le ragioni per continuare a lavorare in pensione spazia da motivazioni connesse allo stile di vita a quelle collegate a bisogni di tipo economico. Da fatto l’aumento del costo della vita porta molti lavoratori a prendere in considerazione la possibilità di tornare a lavorare perché la loro pensione non è sufficiente a garantire una vita confortevole. 

Chi è il personale in quiescenza 

Per quiescenza si intende la sospensione o cessazione di un rapporto, causata da un evento esterno, che impedisce l’esercizio dei diritti ad esso inerenti. Dal punto di vista legislativo si chiarisce che nel diritto del lavoro s’intende la cessazione dal servizio del lavoratore dipendente per cause volontarie (dimissioni) o involontarie (licenziamento, raggiungimento dei limiti di età lavorativa). Questo significa che al lavoratore collocato in quiescenza spetta la liquidazione di una somma di denarocommisurata all’anzianità di servizio maturata presso il datore di lavoro (trattamento di fine rapporto), e inoltre, una rendita vitalizia a condizione che l’anzianità di servizio oppure l’età abbiano raggiunto un determinato limite minimo, fissato legalmente.

Lavorare in pensione 

Tornare a lavorare in pensione è possibile. Questo significa che per un pensionato risulta possibile tornare a lavorare pur percependo la pensione pubblica. Questo deriva dal fatto che il divieto di cumulo tra redditi da pensione e quelli da lavoro è stato abolito a partire dal 1° gennaio 2009 per mezzo del decreto legge 112/2008.

Dal punto di vista pratico si chiarisce che il pensionato che accede alla pensione di vecchiaia, dal giorno stesso che entra nel pensionamento, ha l’opportunità di iniziare ad esercitare una qualsiasi altra attività lavorativa. A tal fine è importante chiarire che quando si percepiscono ulteriori redditi, questi vanno a consultarsi all’interno della dichiarazione dei redditi che il contribuente dovrà presentare. In questo modo si va a costituire un’unica base imponibile IRPEF sulla quale versare le tasse.  

Il cumulo di redditi da lavoro e da pensione è possibile per coloro che vanno in pensione con il sistema retributivo o misto (coloro che hanno iniziato a versare i contributi prima del 31 dicembre 1995). In merito alle persone che sono pensionati con sistema contributivo puro (coloro che sono stati iscritti per la prima volta alla previdenza obbligatoria a partire dal 1° gennaio 1996) si ravvisa che il cumulo tra lavoro e pensione è possibile solo se si raggiunge almeno uno dei seguenti requisiti:

  • 60 anni di età per le donne e 65 per gli uomini;
  • 40 anni di contribuzione;
  • 35 anni di contribuzione e 61 anni di età anagrafica.

Emergono però dei casi in cui ci sono delle pensioni che non possono essere cumulate con i redditi da lavoro. Ricorrono in questa fattispecie i pubblici dipendenti riammessi in servizio presso le pubbliche amministrazioni. Sono anche soggetti al divieto di cumulo i titolari di pensioni ai superstiti e degli assegni di invalidità con gli altri redditi.

La medesima impossibilità vale anche per chi va in pensione in anticipo con Quota 100 o Quita 102. Per suddette persone non è possibile lavorare fino al raggiungimento dei 67 anni di età.

Si ricorda che emerge un’eccezione per coloro che sono andati in pensione con Quota 100 dal momento che questi soggetti possono prestare il proprio lavoro occasionalmente, ma la retribuzione non deve superare i 5.000 euro lordi l’anno.

Contratti di lavoro per i pensionati 

Come sopra indicato anche i pensionati hanno la possibilità di continuare a lavorare. A tal fine risulta importante andare a comprendere quali sono le tipologie contrattuali adeguate per queste categorie di soggetti.

Di fatto si può lavorare in pensione sia come lavoratore autonomo che come dipendente. Diventa importante evidenziare che in linea generale per un pensionato si preferiscono contratti da dipendente speciali come i Co.Co.Co. (collaborazione continuata e continuativa) oppure per piccole prestazioni occasionali. Questo significa che in generale, considerando l’età, si tendono a prediligere delle collaborazioni di tipo part time piuttosto che quelle che prevedono le 8 ore giornaliere. Un’altra importante alternativa è rappresentata da quella di mettersi in proprio e iniziare a lavorare dopo la pensione con partita IVA. In tal caso non ci sono delle restrizioni per i pensionati in quanto vanno a valere le medesime regole dei lavoratori autonomi, inclusa la possibilità di aprire una partita IVA optando per il regime fiscale forfettario.

In merito agli incarichi nel settore pubblico si chiarisce che l’articolo 3-ter del Decreto Anticipi convertito in Legge prevede la possibilità di dare incarichi a chi è già in pensione riguarda tutti i titolati di trattamenti pensionistici di vario genere, senza specifici limiti di età.

Gli incarichi retribuiti ammissibili per i pensionati fino al 31 dicembre 2026 sono i seguenti:

  • incarichi di vertice presso Enti e Istituti nazionali nell’ambito dell’Amministrazione Statale, limitatamente ai casi di assegnazione da parte di organi costituzionali, previo parere favorevole delle competenti Commissioni parlamentari o previa informativa a queste ultime;
  • incarichi di vertice assegnati da organi a rilevanza costituzionale, pur mantenendo le altre condizioni precedentemente indicate (cioè del parere favorevole).

Contratti di lavoro per i pensionati 

Come sopra indicato anche i pensionati hanno la possibilità di continuare a lavorare. A tal fine risulta importante andare a comprendere quali sono le tipologie contrattuali adeguate per queste categorie di soggetti.

Di fatto si può lavorare in pensione sia come lavoratore autonomo che come dipendente. Diventa importante evidenziare che in linea generale per un pensionato si preferiscono contratti da dipendente speciali come i Co.Co.Co. (collaborazione continuata e continuativa) oppure per piccole prestazioni occasionali. Questo significa che in generale, considerando l’età, si tendono a prediligere delle collaborazioni di tipo part time piuttosto che quelle che prevedono le 8 ore giornaliere. Un’altra importante alternativa è rappresentata da quella di mettersi in proprio e iniziare a lavorare dopo la pensione con partita IVA. In tal caso non ci sono delle restrizioni per i pensionati in quanto vanno a valere le medesime regole dei lavoratori autonomi, inclusa la possibilità di aprire una partita IVA optando per il regime fiscale forfettario.

In merito agli incarichi nel settore pubblico si chiarisce che l’articolo 3-ter del Decreto Anticipi convertito in Legge prevede la possibilità di dare incarichi a chi è già in pensione riguarda tutti i titolati di trattamenti pensionistici di vario genere, senza specifici limiti di età.

Gli incarichi retribuiti ammissibili per i pensionati fino al 31 dicembre 2026 sono i seguenti:

  • incarichi di vertice presso Enti e Istituti nazionali nell’ambito dell’Amministrazione Statale, limitatamente ai casi di assegnazione da parte di organi costituzionali, previo parere favorevole delle competenti Commissioni parlamentari o previa informativa a queste ultime;
  • incarichi di vertice assegnati da organi a rilevanza costituzionale, pur mantenendo le altre condizioni precedentemente indicate (cioè del parere favorevole).

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