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Pensione anticipata, di cosa si tratta

1 Gennaio 2024
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Tempo di lettura 3 minuti

La pensione anticipata si connota come la prestazione a cui hanno diritto i lavoratori che si trovano in possesso di una determinata anzianità contributiva, indipendentemente dal requisito anagrafico, dopo aver cessato ogni attività lavorativa di tipo subordinato. 

Si ricorda che a partire dal 1° gennaio 2012, la pensione anticipata ha sostituito quella di anzianità che non esiste più.

All’interno di questo articolo andremo ad approfondire le caratteristiche della pensione anticipata guardando al 2024.

Pensione anticipata nel 2024

A partire dal 1° gennaio 2024 rimarranno invariate le tipologie di uscita per pensionamento in via generale previste dalla Legge Fornero, tutt’ora in vigore che riguardano la pensione anticipata. Di fatto i requisiti per accedere alla pensione anticipata nel 2024 risultano essere i seguenti: a prescindere dall’età anagrafica, con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Viene quindi mantenuta la cosiddetta quota 103 che si basa su un requisito di 62 anni di età e 41 anni di contributi.

Gli iscritti all’AGO e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, gestite dall’INPS, nonché alla Gestione separata, maturano dunque, anche nel 2024, il diritto alla pensione anticipata flessibile (quota 103) al raggiungimento di un’età di almeno 62 anni e di una anzianità contributiva minima di 41 anni. I requisiti anagrafici e contributivi possono essere maturati esclusivamente entro il 31 dicembre del prossimo anno.

Con la nuova legge di bilancio si prevede l’estensione delle finestre di attesa per accedere alla quota 103 con distinzioni tra settore pubblico e privato:

  • Settore privato: da tre a sette mesi;
  • Settore pubblico: da sei a nove mesi.

Si evidenzia che l’importo massimo erogato con Quota 103 è limitato a quattro volte la pensione minima, stabilita intorno a circa 2.100 euro lordi al mese, e questa soglia rimarrà invariata fino al raggiungimento dei 67 anni di età.

Si chiarisce che per quanto concerne i lavoratori con primo contributo successivo al 31/12/1995, secondo quanto definito dal DDL Bilancio dal 2024, in discussione, i requisiti varierebbero nel seguente modo:

  • 64 anni di età (aumentabili nel futuro per adeguamento alle aspettative di vita);
  • 20 anni di contribuzione (aumentabili nel futuro per adeguamento alle aspettative di vita);
  • importo minimo della pensione non inferiore 3 volte l’Assegno sociale INPS (€ 1.521 per il 2023). L’importo soglia è abbassato a 2,8 l’Assegno sociale INPS per donne con 1 figlio (€ 1.419,60 per il 2023), e a 2,6 l’Assegno sociale INPS per donne con 2 o più figli (€ 1.318,2 per il 2023). Fino al 2023, l’importo soglia richiesto è unico per tutti i lavoratori e pari a 2,8 volte l’Assegno sociale INPS (€ 1.419,60);
  • decorrenza della pensione trascorsi 3 mesi dalla data di maturazione del diritto;
  • importo massimo erogabile, fino al compimento dell’età per la vecchiaia, non superiore a 5 volte il trattamento minimo Inps (€ 2.839,7 per il 2023).

Incentivo a proseguire l’attività

Di fatto la nuova legge di bilancio ha chiarito che anche per i lavoratori dipendenti che si trovano nella condizione in cui hanno maturato i requisiti minimi previsti di 62 anni e 41 anni di contributi al 31 dicembre 2024, per l’accesso a quota 103 nel 2024, hanno la concreta possibilità di rimanere in servizio e beneficiare di una somma corrisposta direttamente in busta paga pari alla contribuzione a carico del lavoratore, con conseguente esonero del relativo versamento da parte del datore di lavoro e del relativo accredito contributivo (bonus Maroni ovvero un incentivo al posticipo del pensionamento per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti con i requisiti minimi per l’accesso alla pensione anticipata flessibile, ovvero tramite quota 103).

Pensione anticipata e possibilità di accesso 5 anni prima

La Legge di Bilancio 2024 ha reintegrato la possibilità per i lavoratori di avere accesso alla pensione anticipata fino a 5 anni prima grazie alla pace contributiva. Questa nuova possibilità permette di attuare il riscatto di periodi scoperti da contributi, consentendo di colmare un vuoto contributivo per un massimo di 5 anni. Si chiarisce che questa opportunità risulta essere riservata solamente a coloro che si trovano nella condizione in cui aderiscono al sistema contributivo puro, ovvero coloro che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996, mentre vengono esclusi i contribuenti che adottano i regimi misto e retributivo.

Dal punto di vista pratico il riscatto ha come obiettivo quello di colmare quei periodi in cui non sono stati versati contributi, non soggetti a obbligo contributivo, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 1996 e il 31 dicembre 2023.

A tal fine si rende noto che il costo del riscatto sarà calcolato con aliquote specifiche, che vengono applicate direttamente sulla retribuzione media percepita per gli anni da riscattare, ovvero:

  • 33% per i lavoratori dipendenti;
  • 24% per i lavoratori autonomi;
  • 25,72% per gli iscritti alla Gestione Separata Inps.

Nello specifico risulta rilevante chiarire che il costo del riscatto può essere dilazionato fino a un massimo di 120 rate mensili senza interessi ed è detraibile al 50% dall’imposta lorda in cinque quote annuali costanti. 

Nonostante questo non è possibile usufruire di questa opportunità se gli anni riscattati sono necessari per accedere immediatamente alla pensione. In tal caso, l’onere dovrà essere sostenuto mediante un pagamento in un’unica soluzione.

 

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