Skip to content

Disoccupazione in Italia

12 Aprile 2024
Condividi su
Tempo di lettura 4 minuti

Ultimamente in Italia si rileva un miglioramento dello stato occupazionale dal momento che l’Istat ha rilevato che a dicembre 2023 sono aumentati gli occupati e gli inattivi, mentre sono diminuiti i disoccupati.

Dal punto di vista numerico emerge che l’occupazione è cresciuta (+0,1%, pari a +14mila unità) tra gli uomini, i dipendenti a termine, gli autonomi e gli under 34, mentre è calata tra donne, dipendenti permanenti e tra chi ha almeno 35 anni. Il tasso di occupazione sale al 61,9% (+0,1 punti).

Attualmente in Italia lavorano 23 milioni e 743mila persone, 520mila in più di un anno fa. L’incremento è la sintesi di un aumento dei 551mila “posti fissi” e di 26 mila autonomi, mentre i dipendenti a termini sono diminuiti di 57mila unità, che corrispondono a un incremento di 551 mila dipendenti permanenti e 26 mila autonomi mentre il numero dei dipendenti a termine è inferiore di 57 mila unità.

Anche a livello UE si rileva che la quota dei senza lavoro è scesa sotto la soglia del 6% già raggiunta a ottobre attestandosi a quota 5,9%. 

Che cos’è la disoccupazione 

La disoccupazione è la condizione che si verifica quando vige la mancanza di lavoro in una persona alla ricerca di un lavoro e in pieno possesso dei requisiti per essere un individuo attivo.

Questo significa che si va a parlare di disoccupazione nel momento in cui ci si trova in questa condizione a seguito della perdita del precedente impiego.

Diversa è invece la figurata dell’inoccupato una quanto lui è colui che si trova in una situazione in cui si trova in cerca della sua prima occupazione.

Principali cause di disoccupazione 

Nel momento in cui si parla di disoccupazione risulta importante evidenziare che la causa principale di questo fenomeno deve essere ricercata a livello dello squilibrio fra l’offerta di lavoro e il volume di richieste, quando i candidati superano in numero la domanda, il tasso di disoccupazione sale. 

Si evidenzia però che questa dinamica si caratterizza per il fatto che ci sono anche una serie di profonde motivazioni legate ai cicli economici che possono portare a variazioni drammatiche dell’assetto all’interno del mercato del lavoro: in un’economia in fase di recessione si ravvisa naturalmente una diminuzione della domanda di forza-lavoro.

Quando si parla di disoccupazione giovanile risulta importante rilevare che vige, molte volte, una discrepanza tra la tipologia della domanda di lavoro espressa dalle imprese e l’offerta di lavoro proveniente dai lavoratori. 

Tale situazione è imputabile al fatto che i giovani, in linea generale, ricevono da scuola e Università una formazione generalista, eccessivamente calibrata sull’acquisizione di conoscenze e poco attenta alla trasmissione di competenze. Le competenze – il saper fare – sono (o sarebbero) quelle di cui le imprese, in un’ottica di breve periodo, hanno bisogno. La linea di politica economica che ne discende fa riferimento alla necessità di riformare i sistemi formativi per renderli funzionali alla produzione di forza-lavoro ‘occupabile’.

Guardando ai dati si nota che che la disoccupazione giovanile italiana, da molti anni superiore alla media europea, è legata al connubio di due fattori ovvero il calo di lungo periodo della domanda aggregata e la crescente fragilità della nostra struttura produttiva, particolarmente nel Mezzogiorno. 

Questo significa che la disoccupazione giovanile è aumentata sia perché le imprese hanno trovato conveniente, in una fase recessiva, non licenziare lavoratori altamente qualificati per non dover sostenere i costi della formazione dei neo-assunti, sia per il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego. 

Aiuti per disoccupati

Considerando la rilevanza del problema della disoccupazione il Governo italiano ha previsto diversi sostegni per coloro che si trovano senza lavoro. A partire dalle misure per chi perde involontariamente il lavoro, ovvero Naspi e DIS-COLL, fino ad arrivare a sostegni specifici per alcune categorie di cittadini, come nel caso dell’ISCRO per gli autonomi.

Si evidenzia comunque che a partire da quest’anno non è più possibile richiedere il reddito di cittadinanza, tuttavia se sono rispettati alcuni requisiti è possibile accedere alle due misure sostitutive introdotte dal governo Meloni, ovvero l’Assegno di Inclusione e il Supporto Formazione e Lavoro.

La principale misura da considerare se si rimane senza lavoro è la Naspi, ovvero la DIS-COLL per alcune categorie specifiche di lavoratori. Si tratta di misure erogate dall’INPS a favore di chi perde la propria occupazione lavorativa in modo involontario. Possono accedere alla Naspi i dipendenti che hanno perso il lavoro che hanno cumulato almeno 13 settimane di contribuzione durante i 4 anni precedenti alla disoccupazione. Nel 2024 non è più previsto il requisito dei 30 giorni di lavoro effettivi svolti nei 12 mesi precedenti.

La DIS-COLL invece è una particolare indennità di disoccupazione erogata dall’INPS a favore di alcune categorie specifiche di lavoratori: si tratta dei collaboratori coordinati e continuativi, dottorandi di ricerca o con borsa di studio, che siano iscritti alla Gestione Separata.

Una misura piuttosto recente che può coprire i periodi di disoccupazione degli autonomi è l’ISCRO, ovvero l’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa. Si tratta di una specie di cassa integrazione rivolta alle partite Iva che hanno registrato un calo di fatturato.

Per i lavoratori in somministrazione, a tempo determinato, indeterminato o in apprendistato, che hanno perso il lavoro, esiste un bonus specifico, il Sostegno al Reddito, erogato da Forma.Temp.

Una misura interessante per chi è senza lavoro è l’Assegno di Inclusione: si tratta di una delle due indennità di sostegno al reddito e inclusione sociale a sostituzione del precedente reddito di cittadinanza.

L’ADI è corrisposto ai nuclei familiari al cui interno è presente un componente disabile, oppure un minorenne, oppure un soggetto con più di 60 anni di età o in una condizione di svantaggio (con l’inserimento in un programma dei servizi socio sanitari del territorio).

La seconda misura che sostituisce il reddito di cittadinanza è il Supporto Formazione e Lavoro. Questa indennità è prevista per i soggetti considerati occupabili, che non possono accedere alla misura precedente. In questo caso si tratta di un’indennità corrisposta al singolo componente del nucleo familiare, con aiuto economico di 350 euro mensili.

 

 

Ricerca

INAIL