Settimana corta lavorativa
Stai per caso sperimentando la settimana corta lavorativa? Ne hai mai sentito parlare?
La settimana corta, o settimana lavorativa di 4 giorni, è una proposta che prevede la riduzione del numero di giorni lavorativi in una settimana, mantenendo comunque la stessa quantità di ore lavorative.
La settimana corta piace all’80% degli italiani, ma solo pochissime aziende la applicano, nonostante i rendimenti più che positivi.
All’interno di questo articolo andremo a comprendere che cos’è la settimana corta lavorativa e quali sono i suoi principali vantaggi e svantaggi.
Settimana lavorativa corta, di cosa si tratta
Per settimana corta lavorativa si intende una settimana lavorativa della durata pari a 4 giorni al posto dei consueti 5. L’orario può rimanere invariato ma molto spesso viene ridotto anch’esso, mentre lo stipendio non viene toccato o leggermente ridotto.
Alla base della settimana corta lavorativa si pone la volontà di offrire e di ottenere una maggiore flessibilità del lavoro, e anche una maggiore attrattività, mentre come anticipato può aumentare il benessere dei lavoratori e diminuire il livello di stress, oltre che a permettere una migliore conciliazione tra vita e lavoro.
A livello mondiale emerge che la settimana corta lavorativa è in fase di sperimentazione nel Regno Unito, e che sono diversi i Paesi che hanno provato e implementato la settimana corta. Tra questi c’è l’Islanda, che dopo una prova condotta dal 2015 e il 2019 ha visto non solo un aumento del benessere dei lavoratori ma anche un incremento nella produttività.
Il Belgio, secondo quanto riportato da Forbes, ha iniziato a introdurre la settimana lavorativa di 4 giorni nel 2022, dopo aver introdotto il diritto alla disconnessione che figura adesso anche negli accordi di smart working stipulati in Italia.
Si nota che un ulteriore importante Paese che ha scelto di introdurre la settimana corta è il Giappone, dove è presente una cultura lavorativa molto rigida e dove è molto comune il fenomeno detto “karoshi“, ovvero la morte per eccessivo lavoro. La settimana corta rappresenta tuttavia in questo momento un’eccezione di alcune multinazionali.
Altri Paesi dove questa sperimentazione è stata condotta o va attualmente avanti sono: Spagna; Scozia; Nuova Zelanda; Portogallo; Emirati Arabi Uniti.
I vantaggi della settimana corta lavorativa
I principali vantaggi che sono sottesi dalla settimana corta lavorativa sono:
- Riduzione dei costi. È facilmente intuibile comprendere che per le aziende è conveniente da un punto di vista dei costi ridurre la settimana. Se gli uffici sono chiusi per un giorno in più, questo significa meno spese di gestione. È una riduzione dei costi anche per i dipendenti: vengono ridotte spese come trasporti, pranzi fuori, caffè al bar.
- Aumento della produttività. L’abbiamo già anticipato: sembra un paradosso ma la settimana corta incide anche sulla produttività. Questo avviene per diversi motivi. Meno tempo si ha a disposizione per terminare un lavoro, più si è concentrati nel portarlo a termine. Inoltre, i lavoratori scontenti tendono a distrarre i loro colleghi, con inutile dispendio di tempo. Diminuendo i tempi, l’azienda ottiene lavoratori più focalizzati, grati e motivati.
- Impiegati più felici. Il weekend lungo dà modo alle persone di avere più tempo libero per stare con la famiglia, per organizzare un viaggio, per dedicarsi alle proprie passioni. Va nella direzione del cosiddetto work-life balance, l’equilibrio tra vita e lavoro che è un chiaro indicatore del benessere personale. È un bene anche per le aziende, perché è stato dimostrato che la felicità al lavoro incide sul grado di lealtà del lavoratore verso il datore di lavoro.
- Meno casi di burnout. Quando il senso di benessere degli impiegati diventa soddisfacente, ne giova anche la salute mentale. Nelle aziende che hanno sperimentato la settimana di quattro giorni lavorativi, sono diminuiti i casi di burnout e stress cronico dovuto al sovraccarico di lavoro. Il weekend lungo, infatti, consente alle persone di ricaricare le batterie più velocemente.
- Flessibilità come valore aggiunto. In un’epoca post pandemica, in cui molte persone hanno ricalibrato le proprie priorità, le aziende possono offrire la settimana breve come un elemento di flessibilità per invogliare i propri impiegati a restare e a non dare le dimissioni. Molte aziende che hanno offerto questi benefici ai loro dipendenti sono state in grado di attrarre giovani di talento, che sono entrati a far parte del loro organico.
Gli svantaggi della settimana corta lavorativa
Si sente spesso parlare dei vantaggi della settimana corta, ma bisogna conto anche degli svantaggi che ciò porta:
- Impatto finanziario negativo. Riducendo il numero di ore lavorative settimanali si riduce la produzione complessiva, con conseguente riduzione dei ricavi. Quindi, ne conseguono ridimensionamento dei salari, assunzione di personale, tagli in varie aree per bilanciare e ridurre i costi. Quindi, questo potrebbe essere dannoso per i dipendenti e portare tensioni all’interno dell’azienda.
- Aumento del carico di lavoro. Con meno ore a disposizione, i dipendenti potrebbero dover affrontare una maggiore pressione per completare la stessa quantità di lavoro in un periodo di tempo più breve. Ciò potrebbe generare stress e una diminuzione della qualità del lavoro svolto. Non è risolvibile con nuove assunzioni per sopperire al problema: senza agevolazioni, i costi rischiano di diventare più dei ricavi.
- Necessità di adattamento e diversità di settore. Alcune industrie, come quelle ad alta intensità di lavoro o i servizi che richiedono una presenza costante, potrebbero trovare difficile implementare con successo questo modello. Inoltre, ci potrebbero essere problemi nel coordinare gli orari di lavoro tra diverse aziende, fornitori e clienti, creando complicazioni logistiche.
- Il tempo libero è un rischio di spesa. A fronte di uno stipendio uguale o inferiore, i giorni della settimana in cui si svolgono le attività personali sono occasioni in cui spendere, in un contesto in cui i prezzi sono sempre più alti.
Le proposte legislative della settimana corta in Italia
Sulla base della crescente rilevanza della settimana corta lavorativa anche a livello statale si rileva che lo scorso aprile, Alleanza Verdi e Sinistra hanno presentato una proposta innovativa, con Nicola Fratoianni come primo firmatario, che prevedeva la riduzione dell’orario settimanale di lavoro a 34 ore senza riduzione della retribuzione. Nello specifico, emerge che la proposta includeva l’istituzione di un Fondo di incentivazione per le aziende che riducono l’orario di almeno il 10%. L’obiettivo di questa misura è promuovere un incremento dell’occupazione in vari settori produttivi, mantenendo invariati i salari.
In tale frangente, Giuseppe Conte, primo firmatario per il Movimento 5 Stelle, ha proposto invece una settimana lavorativa di 32 ore. Questo significa che M5s suggerisce che sindacati e datori di lavoro possano stipulare contratti specifici per ridurre l’orario mantenendo la stessa retribuzione. Ai fini di andare ad incentivare le imprese, la proposta includeva un esonero contributivo previdenziale e assicurativo fino a 8mila euro annui per tre anni, preservando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
Per quanto concerne il Partito Democratico, con Arturo Scotto e Elly Schlein tra i firmatari, si nota come questo aveva proposto la definizione di nuovi modelli organizzativi e produttivi che includessero la riduzione dell’orario lavorativo, anche attraverso la settimana corta di quattro giorni. Gli incentivi previsti dal testo dem prevedevano un esonero contributivo del 30%, escludendo quelli destinati all’Inail, per i contratti collettivi tra imprese e organizzazioni sindacali rappresentative a livello nazionale. L’esonero sale al 40% per i lavori usuranti e gravosi.
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