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La parità di genere in Italia

18 Ottobre 2023
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Tempo di lettura 4 minuti

La parità di genere, anche nota come uguaglianza di genere e parità tra i sessi rappresenta una condizione secondo la quale le persone ottengono dei trattamenti identici, con uguale facilità di accesso a risorse e opportunità, indipendentemente dal genere, a meno che non ci sia una valida ragione di tipo biologica per un avere un trattamento di tipo diverso.

Oggi il tema della parità di genere si connota come un argomento di particolare importanza non solo a livello normativo, ma anche a livello aziendale.

Operare ai fini di garantire una piena parità di genere si pone come obiettivo, anche di tipo strategico, che deve essere perseguito da parte delle imprese.

All’interno di questo articolo andremo ad approfondire che cos’è la parità di genere, perché è rilevante e quale sia la situazione, in termini di parità di genere, in Italia.

Che cos’è la parità di genere

“La parità di genere si ottiene quando uomini e donne hanno gli stessi diritti, responsabilità ed opportunità in tutti i settori della società e quando i diversi interessi, bisogni e priorità di uomini e donne sono ugualmente valutati”.

L’affermazione della parità di genere è solennemente avvenuta per la prima volta il 10 dicembre 1948 nella Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite; la parità di genere è anche l’obiettivo 5 dei diritti umani dell’ONU, sostenuto anche dall’Agenda 2030.

Con la locuzione “parità di genere” si definisce la garanzia costituzionale della possibilità di partecipare alla vita economica, politica e sociale senza alcun ostacolo connesso a sesso, etnia, lingua, religione, ideologia politica, al censo e al ceto di appartenenza.

Come sopra anticipato, la parità di genere costituisce, quindi, la condizione di piena uguaglianza nei diritti e nei doveri tra uomo e donna. In Italia tale situazione è direttamente sancita dalla Costituzione e da numerose leggi.

Sebbene l’impegno effettivo profuso dal legislatore, per ottenere la totale parità tra i sessi, si ravvisa che, ad oggi, vige ancora molta strada da fare.

A livello normativo si hanno una serie di provvedimenti che tutelano la parità di genere e salvaguardano la posizione della donna, sia in ambito familiare che lavorativo. Si va, quindi, dai principi costituzionali all’ammissione delle donne al servizio militare.

 

La rilevanza della parità di genere

Garantire alle donne e alle ragazze nel mondo le stesse opportunità dell’uomo di studiare, curarsi, lavorare, accedere all’informazione, alle risorse, partecipare appieno ai processi decisionali è una condizione imprescindibile per la costruzione di un mondo più giusto e, quindi, più sostenibile.

Dati questi giorni presupposti, la parità di genere non deve essere vista come un semplice obiettivo né una materia: investe l’intera umanità, le relazioni tra uomini e donne, il rapporto con le future generazioni, le risorse e la crescita demografica. Per questo è una parte fondante del nuovo approccio trasversale, l’unico concepibile per il futuro di tutti.

La situazione attuale

Ad oggi si parla sempre di più di parità di genere e del ruolo delle donne. 

Sinora sono state attuate tante azioni, anche a livello normativo, ma nonostante questo sembra che è le donne si troviamo in una condizione di mancanza di pari diritti e di pari opportunità degli uomini. 

Sebbene ci siano dei rilevanti progressi dal punto di vista culturale manco i fatti dal momento che sono ancora molti i femminicidi, così come la disparità di reddito nelle stesse posizione lavorative è ancora grande. Inoltre i ruoli apicali o manageriali sono di fatto riservati agli uomini, e si ravvisa che la povertà è più forte tra le persone anziane di sesso femminile che di quello maschile. 

Si ravvisa che per il  prossimo futuro, l’Agenda 2030 fissa al quinto posto tra i propri obiettivi  per lo “sviluppo sostenibile” il raggiungimento effettivo della parità di genere. Questo rappresenta la chiara rilevanza del tema in oggetto.

Oggi il quinto obiettivo di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 è in realtà l’obiettivo strategico e cruciale per il conseguimento di tutti gli altri. Guardando indietro è possibile identificare come nel secolo scorso numerose donne si sono battute per l’uguaglianza di genere, per una presenza femminile che sia responsabile e decisionale, effettiva e indipendente, rispettata ed accolta. Questa può essere la strada per un nuovo sguardo sul mondo, sulla natura, sull’economia, sulla società, sulla vita, capace di correggere molte di quelle storture, create da uno sguardo solo maschile sul mondo, e quindi parziale, che hanno portato ad un progresso accelerato ma umanamente insostenibile.

La parità di genere in Italia

Per comprendere al meglio la situazione di un paese in termini di parità di genere è utile analizzare il Gender equality index ovvero il rapporto dell’Istituto europeo per la gender equality (Eige) che sintetizza la parità di genere dei 27 stati membri dell’Unione europea in un unico dato che rappresenta la combinazione delle performance tracciate tramite 31 indicatori che compongono sei dimensioni: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute.

Stando ai dati del 2002 emerge che l’Italia si colloca al quattordicesimo posto della classifica, con 65 punti su 100. Una posizione abbastanza arretrata è quella conseguita dal nostro pauses che si pone a metà della classifica capeggiata dalla Svezia, con Danimarca e Paesi Bassi a completare il podio. Nonostante l’Italia sia a metà classifica si nota che il suo punteggio è sotto la media europea che si attesta a 68,6 punti. Questo dato evidenzia la presenza, in Europa, di forti disuguaglianze sotto il profilo delle pari opportunità.

L’Italia è, quindi, indietro in quasi tutti gli ambiti in quanto l’unica area nella quale non siamo al di sotto della media europea è quella della salute, dove raggiungiamo un discreto punteggio (89 rispetto agli 88,87 in media dell’Ue), soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari.

Gli ambiti in cui l’Italia ha conseguito un punteggio più basso sono quelli del lavoro e del tempo. L’Italia è infatti ultima in Europa per quanto riguarda la parità di genere nel mondo del lavoro, con un punteggio di 63,2 (la media europea è di 71,76) e un livello di partecipazione femminile al lavoro tra i più bassi (68,1 contro 81,3). Questo dato è molto preoccupante.

 

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