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Taglio pensioni d’oro del 2024

3 Novembre 2023
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Tempo di lettura 3 minuti

Per il 2024 sono state previste delle novità in merito alle pensioni d’oro.

Di fatto si chiarisce che il Governo sta vagliando la possibilità di procedere al taglio delle pensioni d’oro nel 2024. Inoltre, si vocifera che e qualche novità potrebbe arrivare anche nell’ultimo mese del 2023.

La motivazione che si trova alla base di questa decisione appare rappresentata dall’aumento della spesa previdenziale in Italia. Dati questi presupposti l’Esecutivo ha intenzione di provvedere a impostare un nuovo taglio parziale agli adeguamenti delle pensioni più elevate, a partire da quelle che superano cinque volte l’importo minimo.

In questo articolo andremo a presentare in modo chiaro e dettagliato come funziona il taglio alle pensioni d’oro nel 2024, a quanto ammonta.

Cosa sono le pensioni d’oro

Sebbene non esistano parametri precisi per definire una pensione “d’oro” rispetto ad un assegno pensionistico “normale”, si può concordare sul fatto che tali pensioni siano considerate economicamente privilegianti.

Comunemente una pensione risulta essere considerata come d’oro nel momento in cui l’assegno oscilla tra i 3 mila e i 5 mila euro netti al mese, ma come detto, si tratta di una soglia di riferimento puramente indicativa e non universalmente riconosciuta.

Andando a considerare i dati resi noti dall’Osservatorio sui flussi di pensionamento dell’Inps, nel nostro paese sono circa 20 mila gli assegni pensionistici che superano questa soglia, con un trend in continuo aumento, tanto che nel 2017 erano ‘solo’ 16 mila. Coloro che invece percepiscono una pensione da o superiore a 5 mila euro netti al mese sono solo poche migliaia.

Il taglio delle pensioni d’oro

Si chiarisce che il taglio delle pensioni cosiddette d’oro nel 2024 rappresenta una rilevante proposta messa al vaglio da parte del Governo. Questa scelta trova base nella volontà di riuscire a far fronte alle difficoltà ormai note nel riuscire a trovare le risorse necessarie per sostenere economicamente la prossima Manovra finanziaria, ossia tra le novità della Legge di Bilancio 2024.

Si rende noto che la spesa totale che ad oggi è destinata alle pensioni, nello specifico, raggiungerà per il 2024 un valore di 361,24 miliardi di euro.

Questo significa che per riuscire a rispondere a dei costi così elevati, il taglio sulle pensioni d’oro per ora è stato fissato al 10%, ma la valutazione sui termini della decurtazione risulta essere ancora in corso.

Dati questi presupposti emerge che il taglio alle pensioni d’oro probabilmente sarà inserito tra le misure del cosiddetto “pacchetto lavoro” che ad oggi è in corso di valutazione da parte dell’Esecutivo Meloni.

A chi è destinato il taglio delle pensioni

Nel caso in cui tale misura venga effettivamente confermata si prevede che il taglio delle pensioni d’oro nel 2024 dovrebbe riguardare i trattamenti pensionistici che superano le 10 volte l’importo minimo. Questo significa che saranno ridotte le pensioni con un valore superiore a 5.637,4 euro.

Entità del taglio delle pensioni

Se la misura verrà varata questa andrà a prevedere che il taglio delle pensioni d’oro 2024 sarà pari al 10% circa. 

Si ipotizza che questa dovrebbe funzionare sulla base di 6 fasce del sistema di rivalutazione pensioni 2023 ma che saranno poi modificate secondo quanto stabilito tra le novità della Legge di Bilancio 2024.

Di fatto si ricorda che la scorsa Legge di Bilancio era già intervenuta sul meccanismo di perequazione andando a premiare i trattamenti al minimo (chi prende una pensione minima o comunque bassa, fino a 2.254,96 euro, ossia fino a quattro volte il minimo), e a discapito di quelli sopra tale soglia.

Dati questi presupposti la legge taglia progressivamente gli adeguamenti per gli assegni superiori alla soglia minima, ma si prevede che, almeno verosimilmente, lo farà per un ulteriore 10%.

Nello specifico emerge che tagli sulle pensioni d’oro 2024 dovrebbero avvenire a partire dal 1° gennaio, con questo meccanismo, riducendo cioè la percentuale di adeguamento all’inflazione.

Si chiarisce quindi che in forza del nuovo sistema rivalutazione pensioni, per chi percepisce una pensione superiore a 10 volte il minimo, ovvero oltre a 5.637,4 euro, la fascia passa al 22%(invece del 32% valido nel 2023).

Salvo diverse indicazioni le percentuali saranno le seguenti:

  • 100% per chi percepisce una pensione fino a 4 volte il trattamento minimo INPS o l’assegno sociale (pari a 563,74 euro), ossia fino a 2.254,96 euro saranno completamente adeguate all’inflazione (al 100%). Tra queste ovviamente vi sono anche le pensioni minime;
  • 90% (invece dell’85%) per chi percepisce una pensione pari o inferiore a 5 volte il minimo, ossia da 2.254,97 euro e fino a 2818,7 euro al mese;
  • 53%, per chi percepisce una pensione pari o inferiore a 6 volte il minimo, ovvero tra 2.818,8 e 3.382,44 euro;
  • 47%, per chi percepisce una pensione da 6 a 8 volte il minimo, ovvero tra i 3.382,45 euro e 4.509,92 euro;
  • 37%, per chi percepisce una pensione da 8 a 10 volte il minimo, ovvero tra 4.509,9 e 5.637,4 euro;
  • 22% (invece del 32% valido nel 2023), come accennato, per chi percepisce una pensione superiore a 10 volte il minimo, ovvero oltre a 5.637,4 euro.

Ai fini di avere certezza sui reali tagli bisognerà attendere le tabelle sulle pensioni che saranno fornite dall’INPS non appena il Decreto ministeriale sugli adeguamenti anticipati a novembre sarà in Gazzetta Ufficiale.

 

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