Quando si va in pensione nel 2023
Quando si va in pensione nel 2023
Come ogni anno la domanda è sempre la stessa: quando si va in pensione?
La legislazione italiana in materia di prestazioni pensionistiche acquisisce progressivamente una forma sempre meno comprensibile da parte dei cittadini, i quali si ritrovano a destreggiarsi annualmente tra le varie riforme e deroghe emanate da governi con correnti politiche diverse.
In questo articolo cercheremo di fare luce sulle principali prestazioni vigenti che consentono ai cittadini Italiani di accedere fruire di prestazioni previdenziali di prepensionamento e pensionamento ordinario e capire quando si va in pensione nel 2023.
Ape volontario e aziendale
L’ape volontario e aziendale è una prestazione che può essere richiesta da quei lavoratori in possesso di 63 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione, viene corrisposta per un massimo di 43 mensilità, termine nel quale il lavoratore dovrebbe conseguire l’età anagrafica per accedere alla comune pensione di vecchiaia.
Per accedere alla prestazione, i lavoratori dovranno effettuare apposita richiesta presso l’Inps e accedere automaticamente ad un prestito, che verrà poi restituito al conseguimento dell’età per la pensione di vecchiaia con rate ventennali che l’Inps tratterrà direttamente sulla prestazione.
Quando si va in pensione: Ape sociale
L’ape sociale differisce da quella volontaria per il fatto che l’intero importo dell’anticipo pensionistico viene pagato dallo stato senza obbligo alcuno per il lavoratore di dover restituire tale somma al conseguimento dei diritti per la pensione di vecchiaia.
I requisiti anagrafici sono gli stessi dell’ape volontaria, ovvero 63 anni di età, ma a questi devono aggiungersene degli altri che determinano lo stato di bisogno del lavoratore:
- disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi;
- lavoratori che assistono familiari conviventi di 1° grado con disabilità grave da almeno 6 mesi e con 30 anni di contribuzione;
- lavoratori con invalidità pari o superiore al 74% con 30 anni di contributi;
- lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro ritenuto pesante, come dalle tabelle ministeriali, e lo hanno svolto per almeno 6 anni con 36 di contributi.
Quando si va in pensione con l’opzione donna?
Anche nel 2023 è stata prorogata l’opzione donna, questa prestazione consente alle lavoratrici con 58 anni di età (59 se autonome) e 35 anni di contributi di accedere al prepensionamento.
Tutte le lavoratrici che scelgono di usufruire dell’opzione donna scelgono esplicitamente di avere un assegno pensionistico mensile calcolato con il solo sistema contributivo, pur avendo diritto al sistema misto o retributivo fino al 2012.
Ovviamente tale sistema penalizza l’importo mensile della prestazione, per cui il nostro consiglio è quello di valutare in concerto con l’Inps la posizione contributiva del soggetto richiedente e l’ammontare dell’eventuale penalizzazione qualora si decidesse di accedere all’opzione donna.
Quando si va in pensione: Lavori usuranti
Un’ulteriore prestazione che consente l’anticipo del pensionamento è quella dei lavori usuranti.
Sulla base di appositi elenchi ministeriali, i soggetti che rientrano in quelle categorie di lavori usuranti potranno accedere alla pensione con il sistema della quota 97,6, ovvero 61 anni e 7 mesi di età congiuntamente a 35 anni di contributi.
Quando si va in pensione: Lavoratori precoci
Rientrano nella categoria di lavoratori precoci tutti quei soggetti che possiedono almeno un anno di contribuzione prima del 19° anno di età.
Se tali lavoratori sono in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:
- svolgere attività particolarmente faticose;
- essere caregivers;
- invalidi civili con almeno un’invalidità del 74%;
- disoccupati che abbiano esaurito la NASpI;
Le categorie summenzionate, quindi, potranno accedere al pensionamento mediante i C.d lavoratori precoci al conseguimento di 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età.
Quando si va in pensione: Lavori gravosi
I lavoratori che rientrano in mansioni gravose potranno accedere al prepensionamento rispettando i seguenti requisiti: 66 anni e 7 mesi di età (oppure 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini).
Le domande vanno presentate in via telematica all’Inps corredate di apposita documentazione compilata dal datore di lavoro attestante i periodi di riferimento dello svolgimento delle mansioni gravose.
Quando si va in pensione: Isopensione
L’isopensione è una prestazione che, a causa della sua natura onerosa e della mole burocratica da adempiere per il riconoscimento, non ha trovato alcun riscontro considerevole.
Questa prestazione può essere richiesta da quei soggetti occupati in aziende con almeno 15 dipendenti, il lavoratore si ritrova a sottoscrivere un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell’azienda, per cui dal momento stesso in cui il soggetto smette di lavorare percepisce un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro fino ad un massimo di 7 anni.
Quando si va in pensione: Pensione di vecchiaia
La pensione di vecchiaia rientra tra le forme tradizionali di pensionamento la quale non richiede nessun requisito particolare ma, per il 2021, il conseguimento dei seguenti requisiti anagrafici e contributivi:
- 67 anni di età;
- 20 anni di contribuzione.
Quando si va in pensione: Pensione anticipata
Anche la pensione anticipata, come la pensione di vecchiaia, rientra tra le forme tradizionali di pensionamento la stessa è andata a sostituire la vecchia pensione di anzianità e potrà essere richiesta nel 2023 da tutti i lavoratori che possiedono i seguenti requisiti contributivi a prescindere dall’età anagrafica:
- 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne.
Quando si va in pensione: Cumulo contributivo
L’ultimo istituto che consente a tutti i cittadini Italiani di usufruire di forme di pensionamento è il cumulo contributivo.
Questa prestazione interessa soprattutto quei lavoratori che possiedono una carriera lavorativa discontinua e desiderano accorpare in un unica gestione i contributi maturati in più gestioni previdenziali, al fine di ottenere il riconoscimento di una delle summenzionate prestazioni di prepensionamento e pensionamento
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