Aumento pensioni luglio 2023
Il mese di luglio 2023 porterà con se un considerevole aumento delle pensioni, ma solo per pochissimi fortunati.
Prima di addentrarci nel vivo dell’articolo, occorre specificare che il motivo per il quale tutte le testate giornalistiche titolano l’evento come “maxi aumento pensionistico” va ricondotto al fatto che proprio nel mese di luglio vengono erogate le quattordicesime mensilità ad una grossa fetta di pensionati.
È comunque importante distinguere che, l’aumento delle pensioni di luglio 2023 non riguarda la quattordicesima pensionati, ma bensì l’aumento delle pensioni minime che sarebbe dovuto arrivare nei primi giorni di gennaio 2023.
Ebbene si, tale incremento è stato enunciato per la prima volta dalla legge di bilancio 2022 e avrebbe dovuto essere operativo per tutte le pensioni minime a partire da gennaio 2023 ma, a causa della farraginosità della macchina operativa INPS che ha impiegato quasi sei mesi per effettuare i calcoli correttamente, l’aumento scatterà nel mese di luglio.
Avendo creato una chiara distinzione tra aumento pensioni e quattordicesima mensilità, possiamo aggiungere che questi aumenti possono essere sia connessi che sconnessi tra loro.
Connessi perché se il pensionato percettore di pensione minima ha almeno 15 anni di contributi se proveniente da lavoro dipendente, e 18 anni se proveniente dal settore autonomo contestualmente a 64 anni di età, allora avrà diritto anche a percepire la quattordicesima mensilità nel mese di luglio.
Sconnessi perché nella circostanza all’interno della quale il pensionato che percepisce la pensione minima sarà sprovvisto del requisito minimo di 15/8 anni di contributi, avrà si diritto all’aumento della pensione previsto dalla legge di bilancio 2022, ma non alla somma aggiuntiva.
Chiarito questo punto con l’obiettivo di eliminare possibili fraintendimenti, cerchiamo adesso di capire come funziona e quando avverrà l’aumento delle pensioni minime previsto a luglio 2023.
Aumento pensioni minime luglio 2023
Come accennato nella parte introduttiva, i pensionati meritevoli di tale aumento hanno dovuto soffrire circa sei mesi prima di intravedere uno spiraglio di speranza rispetto agli accrediti degli aumenti da parte dell’INPS.
Purtroppo il sistema burocratico italiano non fallisce mai nel mostrare apertamente le proprie crepe che, questa volta, ha colpito si può dire la fascia più debole del paniere dei pensionati, ovvero tutti coloro i quali percepiscono una pensione integrata al trattamento minimo.
L’integrazione al trattamento minimo è una prestazione erogata dallo stato che ha l’obiettivo di tutelare tutti quei pensionati che percepiscono delle prestazioni inferiori, appunto, al trattamento minimo stabilito per legge per condurre una vita dignitosa.
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Tale importo “minimo” viene rivalutato ogni anno a seconda degli indici ISTAT e corrisposto soltanto a quelle pensioni che vengono calcolare o con il sistema contributivo puro o con il metodo misto.
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Infatti, la prestazione non è erogabile a tutti quei pensionati le cui pensioni sono state calcolate interamente con il metodo contributivo.
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Per rendere ancora di più l’idea, cerchiamo di portare in campo un esempio concreto del meccanismo di integrazione al trattamento minimo:
- Al momento del pensionamento l’importo della pensione di Giorgio risulta 430 euro
- Per effetto dell’integrazione al trattamento minimo ed essendo la pensione di giorno liquidata nel sistema misto (retributivo/contributivo) la sua pensione verrà integrata di 133,74
- Tale integrazione porterà la pensione totale percepita da Giorgio ad un importo di 563,74 euro (nel 2023)
Come tutte le prestazioni a carico dello stato, l’integrazione al trattamento minimo è regolamentata al non superamento di determinate soglie reddituali, anche queste rideterminate annualmente a seconda degli indici ISTAT.
Chiarito il concetto di “integrazione al trattamento minimo” possiamo adesso cercare di capire quali sono, oltre a quello appena menzionato, gli ulteriori requisiti che il pensionato deve rispettare e a quanto ammonta l’aumento delle pensioni di luglio 2023.
Importo aumento pensioni luglio 2023
Per individuare gli importi in riferimento all’aumento pensioni luglio 2023, è opportuno partire facendo una distinzione netta tra:
- Pensionati con meno di 75 anni
- Pensionati con più di 75 anni
Rispettivamente queste due categorie si vedranno aumentare l’importo della pensione del +1,5% per i primi e +6,4% per i secondi, ma vediamolo nel dettaglio.
- Aumento pensioni pensionati con meno di 75 anni: Partendo dalla base summenzionata, ovvero 563,74 euro (importo delle pensioni minime) questi pensionati si vedranno aumentare l’assegno fino a 572,74 euro mensili pari, infatti, al +1,55% pari a circa 8,50 euro mensili. Ovviamente, essendo tale prestazione in vigore da gennaio 2023, l’istituto previdenziale è tenuto a versare al pensionato anche le somme arretrate per un totale di circa 60 euro;
- Aumento pensioni pensionati con più di 75 anni: Per questa fascia anagrafica arriva l’aumento più corposo. Tenendo sempre a mente la base di partenza di 563,74 euro, successivamente all’aumento l’assegno andrà a toccare i 599,82 euro al mese, che corrispondono all’aumento percentuale di +6,4% quindi circa 30 euro mensili. Anche in questo caso il pensionato riceverà gli arretrati che saranno pari a circa 250 euro.
Tale incremento viene effettuato per stabilizzare quelli che sono gli effetti dovuti dall’inflazione, il prossimo anno si prevede un aumento delle pensioni minimi – a prescindere dall’età – pari al 2,5%.
Quattordicesima pensionati
Per fornire un quadro nitido della circostanza nella quale ci troviamo con l’aumento delle pensioni di luglio 2023, è opportuno citare anche quelli che sono i requisiti – già blandamente menzionati – della quattordicesima mensilità.
Vediamoli insieme:
- Almeno 64 anni di età
- Essere percettore di una prestazione previdenziale tra: pensione di vecchiaia, ex anzianità, anticipata, reversibilità, assegno ordinario di invalidità e pensione di inabilità
Al possesso dei requisiti summenzionati, il pensionato dovrà rispettare i seguenti requisiti contributivi e reddituali:
- Per i pensionati in possesso di 15 anni di contributi, se lavoratori dipendenti, e 18 anni di contributi, se lavoratori autonomi, con un reddito fino a 10.992,93 euro l’importo sarà di 436,80 euro; se il reddito del pensionato è compreso fra i 10.992,93 e i 14.657,24, l’importo della quattordicesima sarà di 336 euro;
- Per i pensionati in possesso di oltre 15 anni di contributi e fino a 25 anni, se lavoratori dipendenti, e oltre 18 anni di contributi e fino a 28 anni di contributi, se lavoratori autonomi, con un reddito fino a 10.992,93 euro l’importo sarà di 546 euro; se il reddito del pensionato è compresto fra i 10.992,93 e i 14.657,24, l’importo della quattordicesima sarà di 420 euro;
- Per i pensionati in possesso di oltre 25 anni di contributi, se lavoratori dipendenti, e oltre 28 anni di contributi, se lavoratori autonomi, con un reddito fino a 10.992,93 euro l’importo sarà di 655,20 euro; se il reddito del pensionato è compresto fra i 10.992,93 e i 14.657,24, l’importo della quattordicesima sarà di 504 euro;
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