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Che cos'è il contratto di espansione

8 Maggio 2023
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Tempo di lettura 7 minuti

Il contratto di espansione rappresenta uno strumento molto interessante per le aziende che vogliono rinnovarsi e favorire il ricambio generazionale.

Introdotto nel 2019, questo tipo di contratto è stato prorogato fino al 2023 con la Legge di Bilancio 2022 e prevede un regime di aiuto per le imprese che intendono avviare modifiche organizzative e produttive finalizzate all’innovazione tecnologica.

In particolare, per il 2022 e il 2023 sono stati stanziati 80,4 milioni di euro da utilizzare al fine di rafforzare quelle misure rientranti nel quadro della Riforma degli Ammortizzatori sociali.

Il contratto di espansione offre l’opportunità alle aziende, con un minimo di 50 lavoratori, di attuare sin da subito il cambio generazionale dei dipendenti, anticipando la pensione o riducendo le ore dei lavoratori.

Recentemente, con l’approvazione del Decreto Lavoro del 1° maggio, è stata introdotta una novità importante per chi vuole andare in pensione con largo anticipo e fa parte di un’azienda con oltre mille dipendenti: anche se i contratti di espansione recano la firma del 31 dicembre 2022, sarà possibile per tutto il 2023 rimodulare la fine dei rapporti lavorativi per avere accesso allo scivolo pensionistico.

Nella guida che segue, vedremo nel dettaglio tutte le caratteristiche e le modalità di accesso al contratto di espansione, analizzando gli interventi contenuti nel recente Decreto Lavoro e le istruzioni pubblicate dall’INPS nella circolare 88 del 25 luglio 2022 e nel messaggio 1448 del 18 aprile 2023.

Che cos’è

Il contratto di espansione è una misura di supporto alle imprese in difficoltà finanziarie introdotta dal Decreto Crescita del 2019.

Questo strumento consente alle aziende di riorganizzarsi e favorire il ricambio generazionale, accedendo a diversi vantaggi fiscali e contributivi.

Il fine principale di questa tipologia contrattuale è dare forze nuove alle aziende per riqualificare il personale, con l’assunzione di nuove figure e il finanziamento pubblico per favorire l’esodo anticipato verso la pensione del personale.

Il contratto di espansione sostituisce il contratto di solidarietà espansiva previsto dal D.lgs. 148 del 14 settembre 2015, con una serie di novità.

Inizialmente, la sperimentazione era partita soltanto per le imprese che avessero almeno mille dipendenti, ma poi è stata rimodulata fino alle aziende che abbiano un minimo di 50 dipendenti in su.

Inizialmente era prevista soltanto per il 2019-2020 ma le proroghe la condurranno fino a 31 dicembre 2023.

Il contratto di espansione è uno strumento plurifase che consente ai datori di lavoro di riorganizzarsi non solo con un forte ricambio generazionale favorito da un finanziamento pubblico, ma anche di dotare le proprie risorse di nuove competenze con un processo di upskilling certificato.

Questo processo potrà godere della riduzione del costo del lavoro di una forma di Cigs completamente gratuita e in deroga rispetto ai limiti di fruizione biennali nell’arco del quinquennio mobile generalmente disposti dal D.lgs. n. 148/2015.

La sottoscrizione del contratto prevede anche l’obbligo di inserire un piano di formazione, esterna, ma anche interna o on the job, che sia certificata da un soggetto terzo.

Tale piano formativo permetterà anche l’utilizzo di una Cigs derogatoria senza alcun contributo addizionale a carico del datore di lavoro.

La sperimentazione consente anche l’assunzione di nuovo personale a tempo indeterminato o in apprendistato di II tipo, come previsto d’intesa con i sindacati.

Infine, per quanto riguarda la compatibilità del contratto di espansione con gli altri ammortizzatori sociali, la circolare del Ministero del Lavoro n. 16/2019 specifica che questo può essere siglato anche quando l’impresa la cui struttura organizzativa sia articolata in diverse unità produttive o in strutture con missioni produttive diverse avesse in corso, in sedi diverse da quella coinvolta dalle finalità del contratto di espansione, gli altri ammortizzatori sociali del D.lgs. n. 148/2015.

In questo modo, il contratto di espansione può essere integrato con altre forme di ammortizzatori sociali a cui l’azienda potrebbe avere accesso.

Decreto Lavoro

La Legge di Bilancio 2022 ha introdotto importanti novità riguardo al Contratto di Espansione.

In particolare, il Decreto Lavoro prevede la proroga di questo regime sperimentale per le imprese in crisi fino al 2023.

Sono state, inoltre, ridotte le restrizioni relative al numero minimo di lavoratori che devono essere occupati dall’azienda per poter beneficiare del contratto di espansione.

Il Contratto di Espansione prevede la possibilità per i lavoratori che si trovano a meno di 5 anni dalla pensione di vecchiaia o da quella anticipata di uscire anticipatamente e di ricevere un’indennizzo mensile di uguale importo al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto.

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Il lavoratore, per accedere alla prestazione, deve aver maturato il requisito contributivo richiesto e risolto il rapporto di lavoro in modo consensuale entro il 30 novembre 2023.

Il Decreto Lavoro prevede anche incentivi per le imprese che stipulano il Contratto di Espansione, tra cui la possibilità di accedere a misure agevolative per le nuove assunzioni previste nell’accordo.

Inoltre, sono previste iniziative per l’aggiornamento e la formazione del personale, con una serie di sgravi fiscali e contributivi.

La stipula del Contratto di Espansione presuppone un processo di reindustrializzazione e riorganizzazione, che comprende la necessità di nuove assunzioni per il ricambio generazionale e l’acquisizione di nuove figure professionali.

Tuttavia, le imprese devono anche provvedere ad assumere almeno un nuovo lavoratore ogni tre dipendenti che rientrano nel contratto di espansione, in linea con il cambiamento generazionale.

In sintesi, il Decreto Lavoro ha introdotto importanti novità sul Contratto di Espansione, fornendo alle imprese maggiori opportunità di incentivazione e agevolazione.

Tuttavia, le imprese devono comunque rispettare determinati requisiti e condizioni per poter beneficiare di questo regime sperimentale.

Il prepensionamento

Il contratto di espansione, o esodo incentivato, è un accordo tra il datore di lavoro e le organizzazioni sindacali aziendali che consente ai lavoratori di lasciare l’azienda prima del pensionamento e di percepire un’indennità mensile per non più di 60 mesi.

Il lavoratore può scegliere tra due opzioni di pensionamento: la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata.

Se il lavoratore opta per il contratto di espansione per prepensionamento, l’INPS corrisponderà un’indennità mensile pari alla pensione maturata al momento del recesso.

Inoltre, il lavoratore può cumulare l’assegno di espansione con qualsiasi reddito di lavoro dipendente, autonomo o d’impresa, senza alcun obbligo di comunicazione preventiva.

Tuttavia, il contratto di espansione ha una scadenza: deve essere sottoscritto entro il 31 dicembre 2023 e la risoluzione del rapporto di lavoro deve avvenire entro il 30 novembre 2023.

Inoltre, il contratto non può essere finalizzato all’acquisizione di altre prestazioni previdenziali come quota 100, opzione donna, pensione per i precoci o ape sociale.

Il costo del contratto di espansione varia a seconda del tipo di pensionamento raggiunto dal lavoratore.

Se il lavoratore opta per la pensione di vecchiaia, il datore di lavoro corrisponderà solo un assegno in 13 rate annue pari alla pensione maturata ridotto del valore della Naspi.

Se invece il lavoratore opta per la pensione anticipata, il datore di lavoro corrisponderà una contribuzione correlata sulla media mensile dell’imponibile previdenziale dell’ultimo quadriennio.

In ogni caso, il datore di lavoro riceverà una provvista a compensazione rispetto al costo lordo e pari alla Naspi maturata, che registrerà il decremento mensile del 3% a partire dal 6° o 8° mese, come disposto dalla L. n. 234/2021.

Il piano di esodo

Il contratto di espansione è un accordo che può essere stipulato tra l’azienda e i lavoratori che ha lo scopo di incentivare la produttività e l’occupazione.

Per accedere a questo tipo di contratto, è necessario presentare un piano annuale di esodo all’INPS.

Il piano annuale di esodo è un documento che deve essere presentato ogni anno dall’azienda che vuole aderire al contratto di espansione.

Nel piano devono essere indicate le informazioni riguardanti i dipendenti interessati, il numero massimo di lavoratori che si intende colpire e la data di presunta risoluzione del rapporto di lavoro.

Per l’anno 2023, la data di presunta risoluzione del rapporto di lavoro non può essere successiva al 30 novembre.

Come riporta la circolare INPS, sono richieste alcune specifiche informazioni nel piano di esodo, riguardanti ad esempio le tempistiche da rispettare per la presentazione della domanda di certificazione del diritto e l’indennità che verrà corrisposta ai lavoratori.

Una volta presentato il piano, l’azienda deve rispettare alcune tempistiche per poter accedere al contratto di espansione.

È necessario presentare una fideiussione bancaria a garanzia della solvibilità in relazione agli obblighi di versamento della prestazione spettante al lavoratore, oppure corrispondere il totale in un unico versamento.

Inoltre, deve essere presentata una copia del contratto di espansione sottoscritto presso il Ministero del Lavoro e una richiesta di accreditamento e variazione dell’indennità mensile tramite modulo presente sul sito INPS.

Infine, deve essere presentata una domanda di autorizzazione per accedere al portale delle prestazioni atipiche (PRAT).

Il piano di esodo può essere presentato una sola volta all’anno, salvo casi eccezionali che riguardano grandi aziende, per cui è possibile stabilire due piani di esodo all’anno.

In questi casi, verranno fissate due diverse date presunte di risoluzione dei rapporti di lavoro, entrambe all’interno della stessa annualità.

In conclusione, per poter accedere al contratto di espansione, l’azienda deve

  • Presentare un piano annuale di esodo completo di tutte le informazioni richieste dall’INPS
  • Una volta presentato il piano, l’azienda deve seguire alcune procedure e rispettare alcune tempistiche per poter accedere al contratto. Tuttavia, l’adesione al contratto di espansione può rappresentare un’opportunità importante per le aziende che vogliono incentivare la produttività e l’occupazione.

Requisiti datore di lavoro

Innanzitutto, il datore di lavoro non deve necessariamente essere un’impresa, ma deve avere almeno 50 dipendenti.

Il limite dimensionale è riferito sia al singolo datore di lavoro sia alle ipotesi di aggregazione stabile di imprese con unica finalità produttiva o di servizi, secondo le modalità di computo indicate nel messaggio 2419 del 25 giugno 2021.

Inoltre, possono accedere al contratto di espansione le aziende al centro di processi di reindustrializzazione e riorganizzazione delle imprese, ma anche datori di lavoro che applicano innovazioni tecnologiche delle attività, o riqualificazione delle competenze del personale e dell’organico, con l’assunzione prevista di nuove professionalità.

Tuttavia, il fondo per la prestazione deve essere pienamente operativo.

Le indennità garantite ai dipendenti tramite questi fondi hanno lo stesso funzionamento delle altre, e il datore di lavoro dovrà presentare delle garanzie per il beneficio.

Infine, l’INPS ha chiarito che possono ricorrere al contratto di espansione e alle procedure di esodo i datori di lavoro anche non imprenditori, e per gli anni 2022 e 2023, con un organico non inferiore a 50 unità lavorative.

Requisiti lavoratori

Per poter beneficiare del contratto di espansione, il lavoratore deve essere regolarmente assunto con un contratto a tempo indeterminato in un’azienda con almeno 50 dipendenti.

Inoltre, deve essere iscritto al Fondo pensioni lavoratori dipendenti (FPLD) o a forme sostitutive gestite dall’INPS e il rapporto di lavoro deve essere risolto entro il 30 novembre 2023.

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Tuttavia, non tutti i lavoratori possono accedere al contratto di espansione.

Sono esclusi coloro che accedono a forme di pensione diversa da quella ordinaria, come la pensione anticipata di vecchiaia, Quota 102 o altre misure similari.

Inoltre, i lavoratori che conseguono la pensione anticipata tramite Opzione Donna non possono essere inclusi in un esodo aziendale di questo tipo.

È importante sottolineare che i soggetti per cui verrà stabilito un piano di esodo tramite contratto di espansione, accederanno a un’indennità mensile pari al trattamento pensionistico lordo maturato al momento del termine del rapporto di lavoro.

Questa indennità di esodo deve essere riconosciuta dal datore di lavoro che propone il piano.

Inoltre, la pensione anticipata con il contratto di espansione viene riconosciuta in favore dei lavoratori dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato, ma anche in favore dei dirigenti e dei lavoratori assunti con contratto di apprendistato di cui all’articolo 41, lettere b) e c), del Decreto Legislativo n. 81 del 2015.

Infine, i lavoratori devono manifestare esplicito consenso di adesione all’accordo tra il datore di lavoro e le organizzazioni sindacali aziendali e si trovano a non più di 60 mesi (5 anni) dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contribuzione) e pensione anticipata (41 anni e 10 mesi per le donne- 42 anni e 10 mesi per gli uomini).

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